Avere alle spalle anni e anni di insegnamento precario vuol dire aver acquisito
la capacità di adeguarsi velocemente ad ambienti e situazioni , le
più diverse, spesso “di frontiera”, dove la percentuale dei docenti precari
raggiunge punte molto elevate;
aver sviluppato un alto grado di flessibilità
nella strategia didattica;
conoscere davvero il variegato mondo della scuola
italiana;
possedere la capacità di pensare secondo categorie che rappresentano,
nell’attuale panorama, una vera punta di eccellenza.

Se il ministroavesse bisogno di un’analisi dettagliata e reale del sistema scuola in
tutta la sua complessa realtà, dovrebbe rivolgersi ai precari, che ne hanno
scienza e conoscenza diretta, piuttosto che a “pseudo-esperti” che della
scuola hanno un’astratta rappresentazione, molto distante dalla concretezza
delle cose.

Aureliana Scotti (Miip)

Studiare storia fa crescere


Un giorno, mentre eravamo in macchina, mio figlio, che allora aveva 11 anni, ascoltando al giornale radio le notizie di politica mi chiede : " mamma, ma quand'è che uno decide di essere di destra o di sinistra ? cioè, quando saprò io se sono di destra o di sinistra ? "Io sorrido e, francamente, taccio perchè non so cosa rispondere . . . poi ci penso un pò e rispondo : "credo che comincerai ad avere una tua idea politica soltanto dopo aver studiato la storia."

Oggi sono più che mai convinta di quella mia felice affermazione e, spesso, la rivolgo ai miei alunni quando arricciano il naso nell'ora di storia o quando, come accade da parecchi di giorni, li sento parlare a sproposito di destra e di sinistra, di cortei e manifestazioni, mentre citano inconsapevoli slogan o ripetono frasi già costruite da giornali, familiari o amici più grandi.


Studiare la storia vuol dire diventare adulto : parlare secondo la propria coscienza e pensare con la propria testa; studiare la storia vuol dire crescere perchè, come diceva il grande Cicerone, non sapere ciò che è accaduto, significa restare sempre fanciullo.